Io divido l’ufficio con un essere repellente, dall’alito che sa costantemente di tigelle al lardo.
È sboccato, si approfitta della cortesia altrui, starnutisce volutamente facendo un baccano dell’ostia, e quasi se la prende se non gli viene riservata tutta l’attenzione che vorrebbe.
Lui non è il capo, bensì il kapò, colui che nulla sa ma tutto commenta.
Ha lo sguardo regolarmente puntato sugli schermi degli altri, molto probabilmente pure sul mio, adesso, ma appena qualcuno si avvicina alla sua scrivania, ecco che prontamente riduce a icona circa 8000 finestre in un colpo solo.
Canta sempre, chiunque ci sia in ufficio, e si ascolta da solo.
A seconda della giornata cambia le strofe a suo piacimento.
Altro elemento di forte disturbo, è il fatto che gioca continuamente con una biro, tamburellando sulla scrivania. SEMPRE. Se il punto d’appoggio non è la scrivania, allora lo fa su un disegno, o su un pezzo meccanico da controllare.
Dopo pranzo, solitamente si taglia le unghie.
Ma non di nascosto, direttamente sul cestino, o in bagno: no no, lui lo fa semisdraiato sulla sedia, in ufficio, col tronchese e puntando spesso la mano verso la finestra, per vedere in controluce se è andato dritto. Quando va bene, le unghie cadono sul suo posto di lavoro, le tira su e le butta.
Quando va bene.
Prima di pranzo o a metà pomeriggio chiama la moglie per sapere come sta il cane, se qualche uccellino ha cacato sulla sua staccionata nuova, quando si può organizzare una grigliata nel loro cortile.
Ha due ombrelli enormi, che tiene appoggiati nel portaombrelli “pubblico” dell’ufficio; quando piove, non ne presta MAI uno a nessuno, nemmeno se fuori si sta scatenando un nubifragio.
Per chiamare una persona alla sua scrivania, non alza il telefono chiedendo gentilmente di essere raggiunto, ma urla a squarciagola dalla sua postazione il nome di chi sta cercando seguito da
.
Non usa la tastiera per digitare caratteri; credo che sotto ci tenga una distesa di olive, e che usi i tasti per pigiarle ed estrarre l’olio, altrimenti non si spiega tanta violenza nel pigiare i piccoli tastini (nota: ultimamente ha fato carte false per impossessarsi della tastiera con su il faccione di Schumacher, poi ha scoperto che è impostata alla tedesca… hahaha… non ci salta fuori).
E bestemmia.
Ma non è la mezza bestemmia usata come intercalare dai nonni contadini delle campagne qui attorno, è proprio una bestemmia ben definita usata come esclamazione, scandendo bene le parole.